Conoscere il passato per vivere un presente più informato e cercare di capire gli sviluppi del futuro.
La frase appena scritta dovrebbe essere una specie di mantra da ripetere un paio di volte al giorno.
Nel nostro campo, la fotografia, è bello fare ogni tanto un salto nel passato proprio per i prefati motivi, alla ricerca di qualche pioniere dell’Arte fotografica che possa essere rappresentativo della filosofia che abbiamo abbracciato dall’inizio e cioè quella della contaminazione tra le varie discipline artistiche.
In questo senso, un nome che spicca è quello di Gaspard-Félix Tournachon (Parigi 1820-1910), universalmente conosciuto con il nome de plume Nadar.
Personaggio geniale ed eccentrico, abituale frequentatore dei più grandi artisti bohèmien a lui coevi: un nome per tutti Charles Baudelaire.
Nadar è stato uno dei precursori della fotografia di ritratto, che ha declinato in maniera estremamente moderna immortalando tantissime celebrità dell’epoca. Notissima, in particolare, la sua foto della straordinaria attrice Sarah Bernhardt.
Uomo dal carattere vulcanico e irrequieto, Nadar non fu solo fotografo ma anche giornalista, guerrigliero, disegnatore caricaturista e scrittore. Una persona poliedrica dai molteplici talenti e dall’intelligenza mobilissima, che gli consentì di ampliare lo spettro delle sue conoscenze a dismisura.
La sua realizzazione fotografica più famosa è stata il Panthéon Nadar, una specie di progetto fotografico poi diventato una galleria in cui compaiono i ritratti di Gioachino Rossini, Édouard Manet e tanti altri personaggi celeberrimi, tra i quali anche molte stelle della musica lirica.
Non esiste la fotografia artistica. Nella fotografia esistono, come in tutte le cose, delle persone che sanno vedere e altre che non sanno nemmeno guardare.
Questa è una delle frasi che più lo rappresentano e che potrebbe essere motivo di una buona conversazione ancora oggi a tanta distanza di tempo.
Ma Nadar guardava avanti e fu il primo a “scattare” foto del territorio dall’alto grazie a un pallone areostatico, per esempio, circostanza che ispirò Jules Verne per il suo celebre romanzo Dalla Terra alla Luna.
Non solo, come spesso fanno gli attuali fotografi di strada, Nadar esplorò il “lato oscuro” di Parigi spingendosi a fotografare nei sotterranei e nelle vie fognarie. Un sottosuolo, non solo metaforico, che aveva già indagato Victor Hugo nel suo romanzo più famoso: I miserabili.
Per noi di Orizzonti Fotografici Nadar è un vero e proprio simbolo, perché esempio di come una visione sinestetica della fotografia possa essere una base di partenza per diventare fotografi migliori e soprattutto esseri umani curiosi e propositivi.